Da dove questa idea?

Questa frase “Tu sei amore”, così semplice e così immediata, quasi banale ma, a pensarci bene, carica di significati, non l’ho pensata ma mi è stata “rivelata”. Forse, però, è meglio che spiego cosa intendo perché non voglio passare per invasato né darmi le arie di profeta come oggi molti fanno… e forse il modo migliore per spiegare cosa intendo per “rivelato” è spiegare con umiltà quando questo dolce giudizio “Tu sei amore” mi è stato rivolto e come. Se la cosa vi incuriosisce, non dovete fare altro che munirvi di un po’ di pazienza e leggere fino in fondo.

Avevo 25 anni, mi ero appena laureato in filosofia ed ero il più lontano possibile dall’aver raggiunto qualche certezza su di me, ben che meno sul mondo o sulla vita. Ero ancora molto immaturo, in balia dei miei stati d’animo, delle mie fantasie e illusioni, delle mie insicurezze e paure, dei miei limiti e incapacità di ogni genere, da quelle pratiche, a quelle cognitive, a quelle relazionali. Parlare al passato potrebbe far sembrare che ora non sia più così, che abbia superato tutti questi limiti e che sia ormai una persona che abbia raggiunto una perfetta maturità. Non è così, ancora ho tanta strada da fare sul cammino del miglioramento personale. Comunque sicuramente se ora ho dei limiti almeno ho la consapevolezza di quali essi siano, il che vuol dire tanto perché la consapevolezza, insieme ad una serena accettazione :o), è la base per poter lavorare su di sé.

A quel tempo, invece, nei giorni in cui quella frase “Tu sei amore” si fece presente alla mia mente, ero totalmente ignorante di chi ero, cosa volevo, cosa mi aspettava nel mio futuro, cosa io avrei potuto fare e realizzare nella mia vita. Semplicemente ero ben cosciente di essere insoddisfatto di me stesso e della vita che conducevo, sia perché mi sentivo inadeguato a far fronte alla vita concreta, con i suoi problemi e le sue difficoltà, sia perché avevo sogni grandiosi sul mio avvenire, sogni così grandi capaci solo da una parte di estraniarmi dalla realtà e illudermi, dall’altra di aumentare il mio senso di inadeguatezza e inefficacia nel poterli realizzare. Avevo raggiunto l’obiettivo che mi ero dato in quegli anni della mia giovinezza: laurearmi in filosofia. Ma potrei dire che un marasma di preoccupazioni esistenziali, cioè intorno alla mia personale esistenza, mi turbava la mente. In particolare i pensieri negativi che mi inquietavano si concentravano intorno a due nuclei. Il primo era l’insoddisfazione per il mio passato: tralasciando tutti i pensieri deformanti dovuti alla sfiducia e alla non accettazione di me stesso, quello forse più demoralizzante in quel momento era che avevo studiato cinque anni ma mi sembrava che il mio percorso di studi, sia per la sua confusione sia per il mio poco impegno, non avesse per niente aumentato le mie conoscenze, quanto meno le mie competenze. Penso che molti alla fine della propria università hanno questa sensazione e si domandano se ne è valsa la pena. Il secondo era l’angoscia sotterranea per il futuro: ora che ero laureato, finivo di essere studente con un compito ben preciso da perseguire e mi ritrovavo disorientato di fronte alla mancanza di obiettivi. Ora so che in ogni momento per non sentirsi smarriti e confusi bisogna darsi degli obiettivi da raggiungere, che ci facciano sempre sentire di stare camminando in avanti. Ma allora, come ho scritto sopra, non avevo questa consapevolezza e semplicemente vivevo alla giornata, seguendo i pensieri, gli stati d’animo e gli eventi così come si presentavano. Di tutto ciò che mi turbava come ho appena descritto non era per niente o in minima parte cosciente, ma tutto si confondeva dentro di me.

Per andare avanti nel raccontarvi il momento preciso in cui questa affermazione “Tu sei amore” si insinuò nella mia vita iniziandola a cambiare poco alla volta in modo sotterraneo, devo mettervi a conoscenza di una mia caratteristica. Sono una persona molto attratta da tutto ciò che rimanda ad una sapere sapienziale e spirituale. Non a caso ho scelto di laurearmi in filosofia, ma proprio perché sentivo quel percorso come quello che dovevo fare, come la mia vocazione oserei dire. Ma in passato questa mia attrazione mi portava a interessarmi e a prendere in considerazione in maniera acritica, cioè senza giudicare a priori, tutto ciò che mi capitava di leggere o sentire, con il semplice desiderio di apprendere quanto più possibile mi potesse essere utile per la mia crescita umana e spirituale. San Paolo scrive: «vagliate tutto e trattenete ciò che buono». In un certo senso sento di aver seguito questo suggerimento, forse inconsapevolmente, perché in fondo non avevo ancora i criteri per valutare ciò che leggevo. Non si era ancora formata coscientemente in me una precisa visione del mondo, che mi permettesse di dirigere i miei passi attraverso ciò con cui venivo a contatto. Tuttora essa, la mia personale visione del mondo, è ancora in costruzione e forse non finirà mai di modificarsi, ma almeno le fondamenta posso dire di averle gettate, e ciò fa sì che qualche giudizio in più riesco a darlo.

Ebbene, il mio desiderio di cambiare da una parte, e la mia sete di saggezza dall’altra, mi portavano spesso nelle librerie a sfogliare libri che a buon mercato promettevano una vita più felice e più consapevole. È così che fui attirato e comprai un libricino che probabilmente molti non prenderebbero neanche in considerazione, dal titolo “Il libro che vi cambierà la vita (se ci credete…)”. L’autore, Arthur Bloch, e lo stesso simpaticone che ha ideato la famosa “Legge di Murphy”, quella per cui «se qualcosa può andare storto, ci va!» :o), ma è anche uno tra i primi a teorizzare la validità del wishful thinking come filosofia di vita. Tale modo di pensare, che diciamolo apertamente va di moda negli ambienti New Age, afferma che bisogna credere in ciò che si desidera per poterlo realizzare. Il libro, infatti, non contiene altro che l’esposizione di dottrine e pratiche per così dire “spirituali” proprie di questo fenomeno sincretistico e pseudo religioso chiamato New Age, ma almeno in una chiave comica e autoironica che mi fece scompisciare dalle risate e dimenticare per qualche istante le mie ansie. Gli argomenti erano i più svariati e andavano dal rilassamento ai chakra, dalla meditazione alla conoscenza del proprio spirito guida. Oggi guardo con sospetto a questo proliferare fantasioso di falsa sapienza. Ciò non toglie che qualcosa di buono si possa apprendere dal leggere gli insegnamento di qualche guru. Comunque allora ne ero entusiasta e l’esposizione comica mi faceva apprezzare ancor di più la lettura e il tentativo di mettere in pratica qualche istruzione.

Fu così che mi ritrovai a provare a rilassarmi e ad immaginare di entrare nel mio “santuario personale” cioè un luogo interiore visualizzato in ogni minimo dettaglio dove attendere l’incontro con il proprio “spirito guida”. Io immaginai di tornare a sdraiarmi sul tetto del mio palazzo, come facevo quando ero adolescente e ancora riuscivo a passare dall’abbaino del sottotetto, e contemplare tutto sognante il cielo azzurro e le nuvole colorate alla luce del tramonto. Poi mi concentrai su quale forma potesse avere il mio spirito guida e pensai subito ad una mia cara amica morta qualche mese prima di AIDS, che avevo conosciuto in un momento particolare e molto significativo per me e a cui mi ero affezionato da profonda amicizia. Pensando a lei, scaturì nella mente questo pensiero “Tu sei amore” dal nulla. Ecco l’esperienza che mi fece pensare per la prima volta a tale affermazione che, a qualsiasi persona venga rivolta, mette l’attenzione sul valore e la sacralità della sua dignità umana. Ecco perché mi sento di dire perché questa frase, che rivolta al prossimo è il massimo riconoscimento della sua bellezza e rivolta a Dio è la più bella preghiera, mi è stata rivelata. È stato un intuizione fulminante tutto qui, ma che da quel momento mi ha fatto desiderare di poterla portare a tutti, scrivendola sui muri, creando cartoline, spille, magliette, bandiere, libri o siti come questo, facendo di tutto per poterla gridare al cielo: TU SEI AMORE!!!

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